I Mondiali in Qatar 2022 dividono gli appassionati: per qualcuno il livello della competizione non è mai stato così basso, come dimostrato da un dato incredibile che non si vedeva da quasi trent’anni.
La conclusione della fase a gironi dei Mondiali in Qatar del 2022 ha lasciato perplessi molti appassionati di calcio. Se per qualcuno le gare con esito a sorpresa di quest’edizione sono state un grande passo in avanti per il movimento calcistico mondiale, per altri molte partite finite con un risultato impronosticabile dimostrerebbero un dato preoccupante: un abbassamento del livello medio dei giocatori e delle squadre. A dare manforte alla tesi più pessimistica, sarebbe un dato effettivamente piuttosto curioso: una strana combinazione che non succedeva da quasi trent’anni.
Per poter fare un’analisi più corretta di quanto stiamo vedendo, bisogna partire da una premessa che mai come quest’anno sembra valida: il format dei Mondiali è ormai vecchio, stantio, e lascia troppo spazio alla casualità, troppo margine a calcoli, combine o presunti accordi sotto banco (i cosiddetti ‘biscotti’). Dalla prossima edizione le squadre saranno 48. Forse è arrivato il momento di immaginare un format che dia più peso al merito.
Detto questo, appare evidente come in questa edizione di grandi stelle, rispetto al passato, ce ne siano davvero poche: Kylian Mbappé, Vinicius Jr. e Neymar, quel che resta di Messi e Ronaldo, potenzialmente qualche inglese, al massimo qualche diamantino spagnolo, come Gavi e Pedri. Stop. Il resto dei giocatori, per un motivo o per un altro, sembrerebbe spiccare solo nell’aurea mediocrità dell’attuale panorama calcistico.
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Lo dimostrerebbe l’eliminazione precoce di fuoriclasse, o presunti tali, come De Bruyne e Musiala. E ancor di più un dato molto raro che ai Mondiali non si vedeva dal lontano 1994.
Il calcio è peggiorato? Un dato dà manforte ai disfattisti
Per chi crede che il livello del calcio, in generale, si sia abbassato tremendamente negli ultimi dieci o vent’anni (ma forse anche di più), il Mondiale in Qatar potrebbe diventare il manifesto più chiaro. C’è una statistica infatti che mostra chiaramente come, rispetto al passato, Nazionali stratosferiche fin qui non se ne vedano, e non tanto per un peggioramento a livello tattico, quanto per un abbassamento della qualità dei singoli.
Nel 2022, nessuna squadra qualificata agli ottavi è riuscita a concludere il proprio girone a punteggio pieno. Una singolarità che mancava in un Mondiale addirittura dal 1994. Tutte le grandi hanno pagato lo scotto almeno in una partita. E se qualcuno malignamente pensa a calcoli e distrazione, nel caso ad esempio delle sconfitte della Spagna (con il Giappone), della Francia (con la Tunisia) o del Portogallo (con la Corea del Sud), è altrettanto vero che non può bastare una qualificazione già ottenuta o un minimo di turn over per trasformare uno squadrone in una squadretta.
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D’altro canto, c’è sempre un rovescio della medaglia. Volendo guardarla con più ottimismo, è vero che la qualità media dei fuoriclasse si è forse abbassata rispetto a qualche era calcistica fa, ma è altrettanto innegabile che la qualità media dei giocatori e delle squadre di seconda o terza fascia si è alzata nettamente. In questo Mondiale, escludendo il Qatar, non si sono viste squadre cuscinetto o formazioni imbarazzanti.
Le più grandi delusioni sono state Danimarca, Galles e Serbia, formazioni che nel recente passato hanno fatto molto bene, o che comunque vantano rose con ottimi giocatori, addirittura qualche top player o presunto tale. E questo vuol dire che il livello medio non è poi così malvagio.
Insomma, è questione di punti di vista. Se da un lato mancano quei fuoriclasse in grado di incantare e travolgere tutto e tutti, escluse una o due eccezioni, dall’altro questo livellamento e miglioramento delle formazioni più deboli ha portato a maggior equilibrio. E questo è un bene per il calcio, perché il ricambio tra le squadre che vincono è il vero segreto del successo dello sport: NBA docet.