E’ stato l’uomo scudetto per qualche minuto, ma il futuro è tutto dalla sua parte
L’uomo meno atteso poteva diventare l’uomo della provvidenza. A volte certi destini sono scritti nelle stelle, certi copioni sembrano opera di sceneggiatori dotati di grande talento. Ma il fato è beffardo e stavolta ha voluto rovinare i piani che un dio benevolo sembrava aver apparecchiato. In una ventina di minuti, Mathias Olivera si è trasformato da uomo dello scudetto a uomo dello scudetto mancato. Un piccolo neo all’interno di una stagione comunque convincente, e che ha dato una risposta ai tifosi partenopei: il futuro, su quella corsia mancina che così tanti grattacapi ha dato agli azzurri dopo il ko di Ghoulam, sembra essere suo.
In fin dei conti a dimostrarlo è stata anche la partita di ieri, attraverso tutti e due gli episodi chiave. Perché Mathi non è stato solo, per una buona ventina di minuti, l’uomo che ha cucito il tricolore sul petto del Napoli, ma anche quello che in qualche maniera, e involontariamente, lo ha scucito.
Chiamato fuori dal campo da Spalletti per evitargli un possibile cartellino rosso, e anche per creare un terzetto bloccato in difesa con l’ingresso di Juan Jesus, con l’obiettivo di frenare il tridente salernitano, Olivera ha dovuto assistere dalla panchina alla rete di Dia, arrivata proprio da quello che sarebbe stato il suo lato.
Al di là della semplicità con cui Osimhen si è fatto saltare, infatti, il “colpevole” del gol capolavoro dell’attaccante senegalese è stato proprio quel Juan Jesus che lo aveva sostituito, reo di non aver accorciato sul granata per rendere all’avversario più complicato il tiro. A dimostrazione di quanto Olivera sia ormai diventato, se non fondamentale, quanto meno molto importante nello scacchiere tattico di Spalletti. In quello di oggi, ma anche e soprattutto in quello che verrà domani.
La prima stagione dell’ex Getafe al Napoli è stata più che positiva. Arrivato, come tutti i pezzi pregiati del mercato partenopeo, in sordina, ha messo a segno 2 gol e 2 assist, ha vissuto un ballottaggio quasi costante con Mario Rui e si è tolto la soddisfazione di disputare quasi tutte le gare di Champions da titolare. Un piccolo assaggio di quello che potrebbe essere il suo futuro.
Dalla sua, infatti, l’uruguaiano ha la carta d’identità. Il “professore” portoghese va per i 32 anni, ha un contratto in scadenza nel 2025 e forse, con lo scudetto messo in bacheca, potrebbe anche veder concluso il suo cammino al Napoli, dopo sei stagioni dall’andamento circolare: ha iniziato con l’annata di Sarri dello scudetto perso in albergo, potrebbe chiudere con quella di Spalletti e dello scudetto conquistato a gennaio.
E anche se alla fine dovesse decidere di rimanere, potrebbe comunque iniziare ad accontentarsi di un minutaggio minore, con la consapevolezza di essere un’arma da poter sfruttare in determinate partite particolarmente bloccate, grazie a quel suo piede fatato e a quella sua intelligenza che hanno fatto la differenza soprattutto nella prima metà di questa stagione magica.
Insomma, qualunque sia la scelta definitiva di Mario, è quasi certo che il futuro della corsia mancina del Napoli parlerà uruguaiano, grazie a Olivera. L’uomo del destino ha scelto di prendersi di forza il proprio posto, consapevole che non sarà mai la stella della squadra, bensì un ingranaggio importante in un meccanismo pronto a costruire successi.
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