Quella parata non la dimenticherà mai, così come tutti gli argentini rimasti increduli davanti allo scherma con il cuore fermo per pochi secondi: se quella palla fosse entrata staremo parlando di una partita radicalmente opposta con la Francia che avrebbe potuto spuntarla ai danni dell’Argentina. Ma evidentemente fu talmente pesante quella parata di Emiliano Martinez che oggi i tifosi vogliono continuare a sognare. Il portiere dell’Aston Villa, di recente premiato ai FIFA Awards, ha parlato di nuovo della finale del mondiale e in generale del percorso che lo ha portato dall’essere riserva all’alzare accanto a Messi la terza coppa del mondo della storia della Nazionale argentina. Ecco cosa ha detto di recente in una intervista al noto quotidiano argentno TycSports.
L’intervista dell’estremo difensore non può non basarsi su quella giocata che per molti ha risollevato il morale di una Argentina che nei minuti finali temeva il peggio. El Dibu ricorda così quel gesto tecnico di alto livello come se fosse ieri, ma ancora oggi non ha capito appieno l’importanza di quella parata.
“Non mi rendevo conto del valore che aveva quella parata perché era stata così veloce. Ricordo che siamo usciti velocemente in contropiede e avevamo l’ultima azione per vincerla con Lautaro. Non l’ho apprezzata come l’ho apprezzata quando è stata vinta la finale“.
Poi spiega la dinamica dell’intervento: “Quando Muani è partito verso di me era un po’ in diagonale. Ho detto ‘beh, riduco lentamente’. Non mi sono affrettato, perché altrimenti mi avrebbe segnato dall’alto. Ho dovuto lasciargli un angolo in modo che la sua ultima visione fosse il palo vicino. Poi ho giocato con la mia mano e il mio piede, pregando ‘per favore colpiscimi’. Volevo che mi colpisse in faccia, non mi importava dove. Volevo che mi colpisse. Non mi sono girato e ho chiuso gli occhi. Ad un certo punto mi sono irrigidito e ho detto ‘colpiscimi‘”.