I due attaccanti del Napoli come Diego e Careca. Incantano e fanno innamorare i tifosi: è iniziata l’attesa per il terzo scudetto
Quei due, Osimhen e Kvaratskhelia, sono troppo più forti. Troppo di più di tutti. Seppur sostenuti dal messicano e dall’ex Inter, i due gioielli del Napoli rappresentano una coppia devastante. Anche la squadra degli anni d’oro aveva un tridente meraviglioso: la “MaGiCa”, vale a dire Maradona, Giordano e Careca. Però, asciugando il concetto la coppia era una sola: Maradona e Careca. Se la intendevano alla grande.
Un grandissimo campione, uno dei migliori centravanti di sempre, e poi lui, il dio del calcio. Il più forte di tutti i tempi. Intesa meravigliosa, leggendaria, epica. Maradona rifinitore e realizzatore, Careca molto più spesso realizzatore, ma a volte anche rifinitore. Proprio come se la cantano e se la suonano Kvaratskhelia e Osimhen. Il georgiano col pallone fa ciò che vuole. Consegna palloni dorati a Osimhen, che quasi sempre non perdona. Nelle ultime tre partite i due hanno incantato. Sempre generoso il georgiano, che proprio come Diego ha l’inclinazione all’assist. Ma poi quando si mette in proprio sono quasi sempre dolori per gli avversari. Nessuno ama fare un paragone diretto tra Kvara e Maradona, però il nomignolo “Kvaradona” stuzzica ed è simpatico.
E rende comunque l’idea. Perché le cose che fa il georgiano si avvicinano tanto alla lingua che parlava Diego. E per il resto ci sono i gol: una lingua che capiscono tutti, senza mai esitare. Senza problemi. Quelli che faceva Careca una volta, e che oggi fa anche Osimhen. Anzi, quelli che fa solo lui, uno dietro l’altro, non li ha mai fatti nessuno. Sette gare andando a segno, meglio di tutti. Superato anche l’ultimo recordman a riguardo, Gonzalo Higuain. Una classe immensa. E Napoli si gode i suoi gioielli, i due nuovi idoli. Guai a toccarli, turnover compreso. I tifosi hanno già perso la testa, e nonostante sia presto per parlarne, tutti vorrebbero vederli ancora insieme pure il prossimo anno. Si vedrà. Intanto si prepara la festa con i due fuoriclasse che sono meglio di un’assicurazione sulla vita.
Difficile, se non impossibile, buttare il terzo scudetto. È già capitato in passato, e probabilmente pure nella passata stagione. Ma erano epoche in cui si lottava punto a punto. Ora è diverso: il margine è enorme, anche considerando che il Napoli possa perdere qualche punto per strada. Dovrebbe accadere l’impensabile, un cataclisma sportivo. E perché mai? Dilapidare un simile vantaggio è altamente improbabile, per non dire impossibile. L’orizzonte è di 15 partite, si comincia a dare forma e dimensione all’attesa. Da oggi si conta “cinque a cinque”. Quando da 15 le partite diventeranno 10, e poi comincerà il conto alla rovescia. Perché ora ci hanno preso tutti gusto, e l’idea di poter vincere aritmeticamente lo scudetto con ampio margine stuzzica assai.
Magari già ad aprile, ma probabilmente accadrà a maggio. Del resto quest’anno il campionato finisce tardi, il 4 giugno. Si vedrà, ma ora sono partiti i calcoli e anche i preparativi per la festa. Gli scaramantici sono sempre meno, sembrano quasi buffi ormai. E allora spuntano le prime bandiere azzurre su balconi e finestre. In città c’è anche qualche manifesto. La visione del terzo scudetto accanto agli altri due vinti con Maradona urta quelli che dicono “è presto”, ma idealmente parte subito una carezza a quella magnifica immagine. E allora un po’ di pazienza, si resiste facendo finta che in fondo non sia vero. Che sia solo un sogno. Meglio così: del resto l’attesa è essa stessa il piacere.
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