L’allenatore della Roma è ai ferri corti con il suo general manager dopo le sue dichiarazioni circa il cammino della società.
Non è un buon momento per la Roma perché il suo allenatore Mourinho non fa altro che lanciare frecciatine nei confronti di varie personalità presenti all’interno del club e per questo i tifosi non fanno altro che pensare che ci sia una sorta di volontà di rompere i rapporti. Mourinho, si sa, ha un carattere molto complicato e spesso nei luoghi dove ha vinto ha sempre avuto una dirigenza per così dire acquiescente ai suoi voleri, come se lui abbia una sorta di alone magico che lo spinge a fare la voce grossa quando vuole.
Ora tocca a Thiago Pinto “sopportare” le continua lamentele del tecnico giallorosso che è passato dal prendersela con gli arbitri a inveire contro i suoi superiori. In realtà dietro a una tale situazione si cela una naturale flessione dei rapporti dovuta perlopiù a una situazione progettuale fortemente ridimensionata se pensiamo agli annunci fatti dopo l’arrivo in estate di Paulo Dybala.
Mourinho è stato scelto dai Friedkin non per un quarto o quinto posto bensì per riportare a Roma uno scudetto che manca dal 2001. Allora sia il portoghese che i proprietari americani erano concordi a perseguire una politica da grande società senza dimenticare i giovani, il sale del futuro romanista, che negli ultimi anni hanno dimostrato di saper dire la loro. Ora però tutto è cambiato poiché i risultati arrivano a stento, il gioco appare statico e quelli che erano stati designati come acquisti da top club (Wijnaldum, Matic e Dybala), appaiono come dei relitti o nel migliore dei casi incostanti. Dunque, si è passati dall’adorare ogni mossa giallorossa a criticarne ogni aspetto. Tutto ciò in un campionato che per la Roma sta diventando sempre più pesante da gestire.
Ma di chi è la colpa? Purtroppo il vero colpevole di tutto ciò non è tanto la proprietà che ha cercato di accontentare Mou in tutti i modi, il vero colpevole è proprio il tecnico portoghese che non ha dato in un anno e mezzo di gestione un’impronta tattica decisa e costante. E non è un caso che in ogni partita il tecnico cambi formazione, è la dimostrazione plastica che all’interno dello spogliatorio romanista c’è qualcosa che non va.
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