L’AIA sta facendo discutere molto in questi giorni. Prima lo scandalo legato al Procuratore Rosario D’Onofrio, poi le solite, inevitabili, discussioni sugli episodi legati al campo. L’ex arbitro e ora opinionista di DAZN Luca Marelli dà la sua a calciomercato.it su TvPlay, in onda su Twitch.
Gli arbitri continuano ad essere uno degli argomenti più caldi nell’attualità del calcio italiano. Durante la sosta lo scandalo che ha coinvolto l’AIA, con l’arresto del Procuratore Rosario D’Onofrio che ha riacceso i fari sulla federazione. Non tanto in questo caso per fattori legati al campo quindi, ma più per il fatto che una doppia vita come quella di questa persona sia rimasta all’oscuro, pare, di tutti. In più ora a questo si sommano i tanti chiacchiericci sugli episodi arbitrali, con errori presunti o addirittura oggettivi come quanto accaduto in Monza-Inter. Da tempo ormai si chiede un passo avanti per migliorare almeno la trasparenza della classe arbitrale, ma le novità sembrano latitare.
Ormai da tempo infatti si chiedono riforme, che sembrano non arrivare mai e il caso D’Onofrio per ora ha solo portato alle dimissioni del Presidente Alfredo Trentalange, in attesa, si spera, di qualche passo avanti reale e tangibile. A calciomercato.it su TvPlay, in onda su Twitch, l’ex arbitro e ora opinionista DAZN Luca Marelli ha dato la sua. Per lui c’è bisogno non solo di un cambiamento, ma l’Italia potrebbe essere pioniera di una riforma che sarebbe epocale: “L’AIA ha bisogno di innovazione, per struttura e mentalità è ancora ferma agli anni Novanta. Deve parificarsi con quella che è realtà, bisogna dare la possibilità di confrontarsi con gli arbitri per un qualcosa che sarebbe innovativo anche a livello europeo. Così non ci si evolve e si dà adito al diffondersi di leggende metropolitane”.
Il presidente dell’AIA Alfredo Trentalange si è dimesso dopo il caso D’Onofrio, ma Luca Marelli spiega che probabilmente dietro c’è ben altro. Il malcontento per il suo operato nell’ambiente dei fischietti infatti c’era: “Il malumore nell’aria per il suo operato era tanto, diverse promesse non sono state mantenute. Ora c’è bisogno di innovazioni. Il presidente dell’AIA ha uno stipendio annuale che va intorno ai 20 mila euro, Rizzoli è invece responsabile arbitrale, ha un ufficio a Miami, uno stipendio probabilmente a cinque zeri, perché dovrebbe impelagarsi lui per portare avanti nella rivoluzione? Finché ci sono queste condizioni è difficile”.
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