Dopo aver perso il loro leader la dirigenza del Chelsea sta facendo danni incalcolabili; I vertici dei Blues, da tempo non si stanno preoccupando più di tanto, di quello che è l’equilibrio economico del club, ma come fanno a non incappare in sanzioni da parte della UEFA?
L’addio di Roman Abramovich e l’arrivo del magnate americano Todd Boenly sembrava la chiusura definitiva dell’annata “spendi e spandi” del Chelsea. Invece, al contrario, i Blues fanno come sempre quello che vogliono in sede di calciomercato, riuscendo in praticamente tutte le occasioni e senza chissà quali ostacoli, ad esaudire i sogni dei tifosi: mettere le mani sui migliori prospetti in circolazione. Ma come fanno i londinesi a fare questo senza che la UEFA metta le propre mani, come ha del resto fatto ai danni di altri club europei? Il rigore del ben noto Fair Play Finanziario vale solo per i club non inglesi? Vediamo il perchè.
Probabilmente molti non si rendono conto dell’importanza dell’affermazione, a volte reiterata fino alla nausea, secondo la quale la Premier League è di fatto il miglior campionato di calcio del mondo. Il motivo è, soprattutto, finanziario, e permette anche ai club meno noti di avere una potenza di fuoco in mano. L’ultimo caso riguarda il Nottingham Forest che tramite i diritti televisivi ha guadagnato una cifra vicina ai 100 milioni di sterline passando dalla Championship alla Premier League. Cifre abnormi per il calcio italiano.
Ed ecco che arriviamo a parlare del Chelsea. I Blues londinesi, un po come tutti i club inglesi, marciano alla grande grazie al sistema dei diritti tv che gli permette di incassare 176 milioni di euro. In più non va dimenticato che l’ex proprietario Roman Abramovich, prima di vendere il club, ha dovuto saldare un passivo di 1,6 miliardi di sterline. Quindi liquidità su liquidità che il Chelsea sapientemente usa sul mercato, acquistando giovani di prospettiva (si parla di Enzo Fernandez, ma non ci dimentichiamo del 21enne Benoit Badiashile) i cui lauti ingaggi sono intelligemente spalmai su più anni di contratti. Lungimiranza e capacità manageriale, ma anche un fattore spettacolo che pesa più del dovuto visto il quantitativo di pubblico che la Premier League porta con sé ogni sabato o domenica. Ed ecco che la formula che tutti conosciamo, non solo del Chelsea ma anche delle rivali Manchester City e Liverpool, porta i calciatori del mondo nella terra albionica.
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