Prima le lacrime di disperazione, poi quelle di gioia: Son si “vendica” per il selfie della vergogna e butta fuori in un colpo solo sia Ghana che Uruguay, grazie a una giocata da vero fuoriclasse.
Chi la fa l’aspetti. Davanti al dolore bisognerebbe mostrare rispetto, altrimenti il karma si vendica. Una lezione imparata, con grande dolore, sia dal Ghana che dall’Uruguay, le due formazioni che sembravano candidate a seguire il Portogallo nella qualificazione del girone H dei Mondiali 2022. Mentre le due Nazionali se le davano di santa ragione in campo, infatti, a beffarle ci ha pensato la piccola Corea del Sud, trascinata dall’eroe mascherato di Seul e dintorni: Son Heung-min.
Ma perché la “vendetta” del fuoriclasse coreano del Tottenham è stata tanto mefistofelica? Semplice: perché ha coinvolto ben due Nazionali, buttate fuori in un colpo solo per i propri misfatti, con un aiuto straordinario del karma, che a volte è cieco, ma molto spesso ci vede benissimo.
Facciamo ordine e partiamo dalla prima vendetta, quella più chiara, diretta. Torniamo indietro di pochi giorni, quando la Corea del Sud, uscendo sconfitta nel match con il Ghana, sembrava condannata all’eliminazione. Nel concitato finale Son scoppiò in lacrime, disperato per non aver dato il massimo in questa competizione. Mentre era preda della più atroce sofferenza, un membro dello staff del ct ghanese Addo si avvicinò a lui, senza alcun tatto, per farsi il più imbarazzante dei selfie.
Ma la gioia è durata pochissimo. Lo stesso Ghana, contro l’Uruguay, è stato punito dal destino: rigore sbagliato, doppietta di De Arrascaeta e Mondiale tristemente finito. Chissà se “selfieman” avrà avuto voglia di farsi una foto anche al termine di questo match…
Assist magico: la Corea del Sud beffa anche l’Uruguay
Se la vendetta con il Ghana era quasi telefonata, più subdola, perché indiretta, è stata quella contro l’Uruguay. In questo caso, più che una vendetta di Son, si è trattato infatti di una punizione divina voluta da qualche divinità che ha a cuore le sorti di mamma Africa. Dodici anni fa, nei Mondiali del 2010 in Sudafrica, la Celeste buttò fuori infatti proprio le Black Stars dopo un rigore sbagliato da Asamoah Gyan e una “parata” clamorosa di Luis Suarez (non ravvisata, all’epoca il Var non esisteva), presente e titolare anche in Qatar.
Di riffa o di raffa, sul campo l’esperta squadra allenata da Diego Alonso era riuscita a portarsi doppiamente in vantaggio sul Ghana, e fino all’85esimo, con il 2-0 maturato sul campo, aveva conquistato incredibilmente il pass per gli ottavi, peraltro nemmeno meritandolo troppo. Ma i piani del destino erano altri.
Proprio mentre il più per l’Uruguay sembrava fatto, il pubblico esultava sugli spalti e Cavani si lamentava in campo per un presunto rigore (inesistente, ma avrebbe fatto tutta la differenza di questo mondo), Son diventava infatti la marionetta del fato più beffardo: assist magico al 91esimo per Hwang Hee-chan, 2-1 per la Corea sul Portogallo e sorpasso in classifica degli asiatici sull’Uruguay.
Increduli, i giocatori della Celeste si sono lanciati a quel punto a un assalto disperato della porta ghanese, peraltro rischiando più volte di prendere anche un gol, che non avrebbe comunque fatto molta differenza. Ma non c’è stato nulla da fare. Ghana a casa, Uruguay anche, Suarez costretto alle lacrime in panchina. Storie di vendette, di incroci infingardi e di dettagli che, come sempre, fanno la differenza. Anche questa è la magia dei Mondiali.