Nonostante il successo meritato con la Polonia, l’Argentina si interroga ancora su Leo Messi: per il campione del PSG anche questi Mondiali si stanno trasformando in un ennesimo flop.
“Ci son cascato di nuovo“, avrà pensato Leo Messi quando, nel corso della partita decisiva per la qualificazione dell’Argentina agli ottavi dei Mondiali in Qatar 2022, contro la Polonia, si è fatto per l’ennesima volta ipnotizzare dal dischetto, cedendo di nervi nel momento più importante per la sua Nazionale. I rigori con la maglia albiceleste continuano a essere un tallone d’Achille (e non Lauro) per la Pulce, che insegue ancora, con tutte le sue forze, il sogno trascinare la Seleccion sul tetto del mondo, ma che non sembra avere più alcuna possibilità per poterci riuscire. Alla fine la vittoria è arrivata comunque, ma l’ennesimo flop della sua carriera in Nazionale, se non è ancora davanti a noi, sembra davvero dietro l’angolo.
Cerchiamo di essere onesti nell’analisi. Nessuno può dire che fin qui il Mondiale di Leo sia stato totalmente deludente. Vero, contro l’Arabia Saudita ha toppato clamorosamente, come d’altronde l’intera squadra. Ma con Messico e Polonia è stato sicuramente vivo, tra i migliori in campo in assoluto. Eppure, la sensazione che ormai il suo strapotere sia solo un bel ricordo si sta insinuando sempre più nella nostra mente.
Oggi come oggi, di giocatori più decisivi (non più talentuosi in toto) del campione del PSG ne possiamo contare almeno cinque o sei, se non anche di più, compresi calciatori che in Qatar non ci sono nemmeno potuti arrivare. E con queste premesse poter pensare a un Leo in grado di trascinare la squadra oltre i quarti di finali (dando per scontato un passaggio del turno con l’Australia) appare davvero un grande eccesso di ottimismo. Specialmente se l’albiceleste dovesse andare ai rigori.
Leo e la maledizione dagli undici metri: c’era una volta un fuoriclasse
Usciamo dalla retorica. Ogni volta che un campione sbaglia un calcio di rigore fior fior di opinionisti ci rammentano quel capolavoro de La leva calcistica della classe ’68 di Francesco De Gregori. Un brano che ha insegnato a tutti noi che non è da un particolare, come un calcio di rigore, che si può giudicare un giocatore. Ed è certamente vero. Ma se ti chiami Messi e con la sola maglia dell’Argentina hai sbagliato sei calci di rigore, forse un problema c’è.
E se in suo soccorso arriva il dato che tre sono stati sbagliati in partite amichevoli, vale la pena ricordare che, prima di farsi ipnotizzare da Szczesny, Leo aveva sbagliato già anche in match fondamentali come una finale di Coppa America con il Cile e ai Mondiali nel 2018 con l’Islanda. Errori gravi che fanno capire come un problema ci sia, e non c’entra in questo caso il paragone solito e stucchevole con Diego. Un fuoriclasse che pure non era infallibile dal dischetto, ma con la maglia dell’Albiceleste raramente ha sbagliato in occasioni importanti (ai Mondiali del 1990 con la Jugoslavia).
Lasciamolo stare, Maradona. Fare confronti non ha senso, a prescindere dalle preferenze (per chi scrive, el Diez è stato in molte cose di tutt’altra pasta). Il vero problema è che Leo, per quanto sia stato un campionissimo, anche nei momenti migliori della carriera non ha mai avuto un feeling particolare dal dischetto.
Se su 137 calci di rigore tirati, ne sbagli 31, con un’incidenza percentuale del 22,67%, vuol dire che ogni quattro o cinque rigori calciati andrai incontro a un errore. Una media da buon tiratore, ma non da specialista. E forse è arrivato il momento di rendersene conto, anche se siamo certi che, quando verrà fischiato un nuovo rigore all’Argentina, tornando col pensiero a Lauro, Leo penserà “me ne frego“, e si ripresenterà regolarmente. Pronto ad affrontare l’ennesimo flop o un’effimera gloria.