La FIFA si conferma ancora contro i diritti e fa una cosa vergognosa ai Mondiali: vieta la fascia arcobaleno: ok solo una “edulcorata”, con la scritta “No discrimination”
Chissà quali problemi ha la FIFA con i diritti LGBT, i cosiddetti “arcobaleno”. Addirittura, ai Mondiali in Qatar ha vietato l’utilizzo della fascia colorata sulle braccia dei giocatori. I colori sono il simbolo della protesta contro la repressione che il governo del Qatar esercita contro chi appartiene alla comunità LGBTQI+.
Non è la prima volta che accade, e i motivi della protesta sono arrivati anche nel torneo di calcio più prestigioso. Otto nazionali volevano scendere in campo con la fascia arcobaleno, che è il simbolo della protesta contro la repressione che il governo in Qatar sta mettendo in atto contro le comunità arcobaleno. La FIFA ha detto no a questa fascia, autorizzando invece una alternativa “No discrimination”, generica e comunque fuori dai colori arcobaleno. Inoltre, la federazione ha “minacciato” i giocatori, che se avessero indossato la fascia sarebbe scattata un’ammonizione all’ingresso in campo per utilizzo di materiale tecnico non autorizzato. Per qualcuno, non era l’ammonizione il problema, ma un rischio addirittura di squalifica.
Alcune nazionali hanno fatto quindi dietrofront (Olanda e Francia), ma hanno espresso la loro delusione con un comunicato. La FIFA ha quindi ufficializzato la disponibilità ad utilizzare la fascia “No discrimination”, che sarebbe comunque stata utilizzata a partire dai quarti di finale. Le squadre che volevano indossare la fascia arcobaleno erano Galles, Danimarca, Belgio, Germania, Svizzera, Francia e Olanda. In sostanza la minaccia dell’ammonizione ha funzionato, perché i vari calciatori si sono rifiutati di prendersi questo rischio (basterebbe poi un altro “giallo” per essere squalificati). Quindi sono scattate altre forme più “soft” di protesta: ad esempio i giocatori inglesi si sono inginocchiati richiamando al tema del razzismo e dei diritti in generale. Forte la presa di posizione dei calciatori dell’Iran, che si sono rifiutati di cantare il loro inno nazionale per protestare contro il regime islamico.
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