Era una delle potenziali pretendenti dello Scudetto. Poi tra vari infortuni e incapacità di leggere le partite da parte del’allenatore, è calata decisamente a picco!
La Roma la scorsa estate era stata designata come una delle potenziali vincitrici dello scudetto 2022/2023. Gli acquisti di Matic, Dybala e Wijnaldum e la conferma di Mourinho avevano caricato a mille un ambiente che aveva bisogno di tornare a competere in Serie A dopo svariati anni. E invece, a causa degli infortuni dell’incapacità del suo allenatore di leggere le partite, ecco che il progetto giallorosso è parzialmente franato!
Ovviamante, il disastro della formazione di Mourinho è stato caratterizzato anche dalla sfortuna, dagli infortuni di Paulo Dybala e Gini Wijnaldum: l’argentino, che era stato presentato in pompa magna, si è infortunato contro il Lecce; mentre l’olandese in prestito dal PSG è fermo addirittura da agosto, dalla partita contro la Salernitana.
Roma, l’allenatore è il tuo problema
Bisogna chiarirlo una volta per tutte: a Roma l’unico problema abbastanza evidente è la scarsa capacità tecnica dell’allenatore di dare una identità alla sua formazione. Eppure parliamo di un certo Josè Mourinho, uno che ha allenato ovunque vincendo decine di trofei importantissimi. I Friedkin credono nelle sue capacità, ma al momento quest’anno non ha mostrato nulla di concreto se non prendersela con i propri giocatori (vedesi il recente Caso Karsdrop) o con la squadra avversaria. Ma appunto il suo limite oltre che tecnico è di natura caratteriale ed è volto a trovare il marcio anche quando questo non è presente.
Beninteso, qui non si critica il passato di Mourinho, rispettabilissimo visti i numerosi trofei in bacheca, ma il presente: il portoghese dovrebbe prendere spunto dall’amico e collega Luciano Spalletti che con “due lire” ha costruito una squadra che tra l’altro lo ha sovrastato tecnicamente lo scorso 23 ottobre. La Roma è sulla carta una squadra fortissima, e su questo non ci sono dubbi, ma per dimostrarlo anche sul campo deve necessariamente farsi un bagno di umiltà e decidere di mettersi a lavoro sul serio.