Come “Fantozzi”, il calcetto nell’orario di lavoro: arriva la sentenza!
Il Tribunale Supremo spagnolo ha stabilito che giocare a calcetto con colleghi e clienti fa parte a tutti gli effetti dell’orario di lavoro. La notizia ha fatto subito il giro del Web, anche in Italia, paese dove il movimento sportivo è ormai in crisi, potrebbe essere adottato. Come riportato da IlSole24ore, c’è stata in Spagna la sentenza.
A decretare il tutto è stata una sentenza emessa dalla sezione di Vigo del Tribunale Supremo che è andata a confermare quanto già espresso in questo senso dall’Audiencia Nacional, sulla stessa vicenda.
La vicenda è stata portata alla luce da Altadis, multinazionale iberica del tabacco che da anni organizza un torneo di calcetto con i tabaccai che rifornisce.
Anche il calcio fa «team building», l’attività ludica alimenta relazioni. In alcuni casi è più semplice trovare lavoro con gli amici di calcetto che inviando curricula.
In Spagna la faccenda del torneo con la rete vendita è roba seria, ora il tutto è certificato da una sentenza: azienda e sindacati avevano infatti stabilito che la partecipazione al torneo è volontaria ma il dipendente che partecipa ha diritto a recuperare il tempo sul terreno di gioco con ore libere o giorni di ponte. Per questo la successiva giornata lavorativa non può cominciare se non sono trascorse almeno 12 ore dalla fine del match e qualsiasi incidente ti capiti sul campo è considerato un incidente sul lavoro.
Una sorta dirivincita postuma del ragionier Fantozzi, impiegato dell’ufficio sinistri della Megaditta protagonista di improbabili derby scapoli-ammogliati con i compagni d’ufficio. In quel caso però il buon Paolo Villaggio non ebbe riconosciuto nessun recupero.